Grazie a Manuela Lozza Napoli non è vista come irrecuperabile verminaio ma, semmai, come un nido d’api, dove si trovano il miele e la cera, e ognuno è libero di scegliere con quali di quegli elementi vuol avere a che fare.

15.09.2015 10:49

 

La cassoeula è nata a Napoli dove si chiamava cassarola; gli anni più belli del Teatro La Scala furono quelli in cui ne fu impresario il napoletano Domenico Barbaja inventore, tra l’altro, della “barbajada” e cioè una bevanda calda fatta di cioccolato e panna; il napoletano Eugenio Torelli-Viollier fondò “Il Corriere della Sera”; un altro napoletano (di Sant’Antimo) mise su l’Alfa Romeo … ci mancava soltanto che una scrittrice varesina - con marito ligure - si mettesse a scrivere un libro giallo ambientato a Napoli e dintorni!  Questo, però, è esattamente ciò che ha fatto, e anche bene,  la scrittrice Manuela Lozza con il giallo poliziesco “La Milanesa” ambientato nel capoluogo partenopeo. 

La protagonista del romanzo è un Commissario di Polizia donna, Michela Borellini, proveniente, ovviamente, da Varese, anche se nel Meridione tutti quelli che prvengono dalla Lombardia sono "milanesi". Questo romanzo giallo, però, si discosta moltissimo da quelli sincopati americani perché è più “narrato”, più incentrato sui vari tipi umani che non su di un ristretto numero di colpevoli e poliziotti, in una Napoli che se non ci vivi non puoi dire di conoscerla. 

Il 1° ottobre sarà nelle librerie “La Milanesa e l’amica immaginaria”, l’altro libro con il quale Manuela Lozza manterrà in vita i suoi personaggi tra i quali, a furor di popolo femminile, "il Manzi" 

Il bello è che una scrittrice, come Manuela Lozza, che ha parlato di Napoli e dei napoletani in un modo così minuzioso e corretto, l'unico bagno di napoletanità che può vantare  è quello di aver trascorso delle belle vacanze  a Palinuro (Salerno).