Non è bello il mondo dei belli

05.10.2015 11:29

La vita accanto è una storia che parte come un pugno sferrato nello stomaco, ma che nel suo successivo fluire si fa rasserenante, dove la bruttezza della protagonista è solo un pretesto per raccontare qualcosa di molto più profondo e cioè il pregiudizio, l’esclusione, il rifiuto e l’angoscia di non essere accolti, di sentirsi “l’altro” per tutta una vita

- Maria Giovanna Massironi -

 

Raccontare la vita di una donna brutta in una società dove l’ossessione per la bellezza esteriore ha superato ogni limite accettabile è, a nostro avviso, una provocazione vera e propria. Infatti, nonostante il romanzo La vita accanto, di Mariapia Veladiano, dia voce alla “brutta Rebecca” e alle sue sofferenze, ciò che la protagonista del libro nota intorno a sé e descrive, non è propriamente il suo aspetto fisico, bensì il non meno sgradevole, e sgraziato, e per alcuni aspetti grottesco,  mondo che la circonda. 

Intorno a Rebecca ed alla sua bruttezza, infatti, si muovono le figure tragiche del padre inetto, della madre suicida che «… si è messa in lutto» il giorno stesso della sua nascita, dell’eccessivamente esuberante zia Erminia con i suoi terribili segreti e la lacrimevole tata Maddalena. Le vicende di ciascuno di loro si susseguono nella narrazione, escono dalle mura di casa e si aprono agli altri che irrompono nella vita di Rebecca con la cattiveria/indelicatezza dei sentimenti coltivati all’ombra di pregiudizi e superstizioni. 

A dispetto di tutto ciò, Rebecca cresce curiosa, profonda e vivace, con uno spiccato talento per la musica che conferirà grazia alle sue tediose giornate. Questa passione  la porterà, fatalmente, ad incontrare la persona che le svelerà i segreti della sua famiglia: la signora De Lellis, un’anziana concertista considerata da tutti demente e che, in realtà, possiede rare doti di empatia e, pertanto, saprà indicare a Rebecca la via per una nuova vita possibile. 

La vita accanto è una storia che parte come un pugno sferrato nello stomaco, ma che nel suo successivo fluire si fa rasserenante, dove la bruttezza della protagonista è solo un pretesto per raccontare qualcosa di molto più profondo e cioè il pregiudizio, l’esclusione, il rifiuto e l’angoscia di non essere accolti, di sentirsi “l’altro” per tutta una vita. 

Pur se dopo un folgorante inizio ed un buon prosieguo, il libro di Mariapia Veladiano si legge tutto d’un fiato anche se, poi, scema leggermente nel finale. Ma non è detto che il lettore lo noti e quant’anche fosse, l’ottima fattura complessiva del libro ci consente di perdonarla.

 

 

Mariapia Veladiano, laureata in Filosofia e Teologia, ha insegnato lettere per più di vent'anni e ora è preside a Vicenza. Collabora con il quotidiano "Repubblica" e con la rivista «Il Regno». La vita accanto, pubblicato con Einaudi, è il suo primo romanzo, vincitore del Premio Calvino 2010, e secondo al Premio Strega 2011. 

 

Nel 2012 ha pubblicato, sempre con Einaudi, Il tempo è un dio breve. Nel 2013 è uscito un piccolo giallo per ragazzi, Messaggi da lontano, con Rizzoli.  E, ancora con Einaudi, Ma come tu resisti, vita, una raccolta di minuscole riflessioni sui sentimenti e le azioni. Nel 2014 ha pubblicato Parole di scuola, edizioni Erickson.  Liberissime riflessioni sulla scuola.