Sia detto senza offesa, preferiamo ricordare Margherita Parodi

23.10.2015 10:56

Il centenario dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, fino ad    oggi è stato celebrato in molti modi, ma lo spettacolo che in proposito hanno messo in scena Edoardo Sylos Labini e Debora Caprioglio è decisamente “inadeguato”, per tutta una serie di ragioni. Avversiamo, per carità, le celebrazioni canoniche altisonanti, retoriche, di un evento che fu drammatico e che soltanto all’Italia costò all’incirca 700.000 morti, ma proprio per questo riteniamo inadeguato la libera traduzione teatrale che Labini e la Caprioglio hanno dato del capolavoro di Mario Monicelli “La Grande Guerra”.

Siamo anche contrari alle censure preventive e va da sé che, nei limiti della legge, in democrazia ognuno è liberissimo di fare quel che gli pare, specialmente nell’arte, ciò non libera, però, le diverse istituzioni civili e militari dall’obbligo di vagliare i motivi di opportunità/inopportunità di certe loro rievocazioni. E ciò per una ragione semplice: esse sono le custodi della storia di questo Paese! 

Adalgisa, la prostituta protagonista de “La Grande Guerra di Mario” non era certamente la migliore “immagine” che si potesse trovare per ricordare quella guerra ma farne, poi, una sorta di crocerossina del sesso ci è sembrato, inopportuno, ingiusto ed irridente per le vere crocerossine che le molte medaglie concesse al loro labaro se le conquistarono con ben altri mezzi, e in ben altro modo.  

Stupirebbe il fatto che proprio il Ministero della Difesa abbia sponsorizzato lo spettacolo teatrale in questione, se non fosse che è dall’otto settembre 1943 che quel dicastero non ne imbrocca una.