Siccome non è intervenuto sul taglio della spesa pubblica realmente improduttiva, a Renzi non resta altra soluzione che incrementare il debito pubblico che per il 70% è in mano ad investitori italiani, una partita di giro, insomma.
- Roberto Bernacchi -
Publio Cornelio Tacito, storico latino, scrisse che «Tutte le cose che ora si credono antichissime furono nuove un tempo». Dev’essere per questo motivo che l’imbonitore fiorentino, in costante calo di popolarità nei sondaggi, ha scelto un pomeriggio di questa calda estate per annunciare la svolta epocale del governo sul taglio delle tasse: «Dal prossimo anno non ci saranno più l'IMU e la TASI, il 16 dicembre è il funerale della tassa sulla prima casa». Questo proclama mi ricorda vagamente una campagna elettorale del 2006 quando, con un colpo di teatro, il trombator cortese arcorese annunciò che avrebbe abolito l’ICI sulla prima casa. Nonostante questo, mister B. perse miseramente le elezioni perché era evidente agli occhi dei più l’inconcludenza dell’azione del suo precedente governo impegnato più a difendere gli interessi del presidente del consiglio che quelli degli italiani […] Ora, avendo io sempre sostenuto che non è possibile sedere a palazzo Chigi senza un appoggio “esterno” del vaticano (volutamente in minuscolo), è evidente che includendo anche le scuole paritarie nella partita su IMU e TASI, il governo firmerebbe un’ulteriore cambiale in bianco per raggiungere il suo obiettivo di fine legislatura. Ma la domanda vera che ci dobbiamo porre è: «Dove andrà il governo a prendere i quattrini per questo intervento?». Lungi dall’intervenire sul taglio della spesa pubblica improduttiva, (non sia mai che si tagli un privilegio che sia uno!), non resta altra soluzione che incrementare ulteriormente il debito pubblico che, giova ricordare, per il 70% è in mano ad investitori italiani, una partita di giro, insomma. E’ quindi evidente come la svolta buona di questo governo non sia altro che la più classica delle inversioni ad U che, dall’epoca del pentapartito, tenta di mantenere uno status quo, o di tentare timidi cenni di sviluppo, solo aumentando il debito pubblico e non è chiaro per quanto tempo questa situazione sarà sostenibile, o accettabile per la Germania, giacché è sotto gli occhi di tutti la (s)vendita greca al miglior offerente (teutonico) e preferirei essere certo che, avanti di questo passo, non restino di nostra proprietà solo antichi edifici cadenti, che un tempo furono nuovi….




