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Viva i nonni, abbasso gli invasori

Quando dopo la nascita di un figlio la neo-mamma si trova a dover arginare le invasioni barbariche dei parenti, pensa che forse esagera, che certi timori d’interferenza siano eccessivi e che, tutto sommato, nessuno sta mettendo in pericolo il suo diritto alla maternità o invadendo i suoi legittimi spazi funzionali al nuovo ruolo
- Michela Diani -
Probabilmente qualche lettore di “Echiliberi” avrà pensato che andare controtendenza sia per me una specie di sport, ma posso assicurare che non è così anche se, lo ammetto, ogni tanto mi piace fare il Troll, il folletto cattivo della mitologia scandinava. Già perché stavolta andrò a toccare un tema che, nella maggior parte dei casi, è visto in modo idealizzato e che, invece, se visto con pragmatismo salverebbe parecchi rapporti familiari. Il destro per alcune riflessioni me l’ha offerto un articolo della psicologa dottoressa Antognazza che, proprio su questa rivista, è uscito qualche mese fa col titolo “Meno male che ci sono le zie”. Infatti, seppur non parlerò di zie, ma di nonni, colgo che l’approccio comune che siamo abituati ad avere nei confronti dei nonni è lo stesso: ‘‘Meno male che ci sono”! In linea di principio ciò è certamente vero ma non sempre. Mi spiegherò meglio.
Quando dopo la nascita di un figlio la neo-mamma si trova a dover arginare le invasioni barbariche dei parenti, pensa che forse esagera e che certi timori d’interferenza siano eccessivi e che, tutto sommato, nessuno sta mettendo in pericolo il suo diritto alla maternità o invadendo i suoi legittimi spazi funzionali al nuovo ruolo. Ebbene, reali o supposte che possano essere certe interferenze, consiglio le neo mamme a fissare subito dei paletti incardinati sul principio «Il figlio è mio e di mio marito e lo educhiamo noi!». Questa preliminare, chiara, diretta precisazione deve essere tempestiva, sennò si rischia di covare dentro del malanimo e del risentimento che di certo non gioverebbe all’instaurarsi di un sereno rapporto madre-figlio. E veniamo ai nonni.
Quando ritorna a casa dall’ospedale dove ha partorito, la neo-mamma, oltre alle tante sensazioni e problemi correlati alla maternità, ha anche quello di sentirsi in colpa perché pensa che i suoi timori siano soltanto il suo egoismo e/o la difficoltà dei neo-nonni di entrare nella parte, a saper riconoscere i confini del perimetro di una sana e costruttiva relazione parentale. Poi, grazie all’esperienza del giorno dopo giorno, grazie al confronto con le altre mamme, s’inizia a toccare con mano il fatto che l’incapacità di saper riconoscere e accettare certi confini funzionali è un problema culturale vero e proprio. E sbaglia quella mamma che siccome i nonni “servono” e che fa comodo un parcheggio per il bambino quando si lavora, è disposta a chiudere un occhio su certe invasioni di campo pensando che, in fondo, i nonni hanno più esperienza dei lei. Balle! Un figlio è un figlio e il tempo che ci è concesso per stare con lui, soprattutto nei primi anni di vita, è prezioso e non si deve regalarlo a nessuno. Magari lo si può condividere quel tempo, ma sempre nel rispetto dei rispettivi ruoli, anche perché i genitori hanno una funzione educativa nei confronti dei loro figli, mentre i nonni, invadenti, “coccolosi”, acriticamente concessivi e onnipresenti assumono, magari senza rendersene conto, un ruolo diseducativo. Insomma i nonni vanno educati assieme ai nipoti e guai a perdere di vista entrambi, perché, fatta la tara sulla diversa età, entrambi sono bambini. E i bambini sono pericolosi se lasciati a se stessi.
«Meno male che ci sono i nonni?». Certamente, purché capiscano che essere nonni non significa prendersi una rivalsa sul tempo, su quando erano loro ad essere i severi, o distratti, pedagoghi dei loro figli. Ecco, la neo-mamma (coinvolgendo in ciò anche il marito) deve erigere subito lo steccato oltre il quale gli “invasori” non devono andare. Alla fine la ringrazierà il figlio e gli stessi nonni. Se assieme all’età hanno sviluppato anche la maturità, sì perché purtroppo le due cose non sono sempre sinonimo una dell’altra.



